Sì, ancora Leopardi, direte voi.
Il mio prof all’università diceva che ci sono tre grandi italiani, i più grandi di tutti, e sono Dante, Leopardi e De André.
Purtroppo sono ancora ferma al secondo e in particolare a un testo che sembra la colonna sonora della mia vita.
“Il sabato del villaggio”, lo conosciamo tutti, no?
Un veloce ripasso. È sabato in un borgo italiano e tutti si stanno preparando alla domenica, il giorno di festa, nonché il pezzo forte della settimana. C’è una ragazzina che va a raccogliere i fiori per farsi figa il giorno dopo, una signora anziana che pensa a quando un tempo si faceva figa lei, i bambini in piazzetta che rompono le palle, un contadino che fischietta e pensa già al suo meritato riposo, eccetera.
E mentre Leo racconta di questa atmosfera carica di aspettative, si rende conto che sono meglio i preparativi della festa in sé.
Sì, dice che il sabato è meglio della domenica. Perché le cose sono meglio quando stanno per accadere, quando puoi immaginarle in tutti i modi possibili. Perché la fantasia supera sempre la realtà.
“Questo di sette è il più gradito giorno, | pien di speme e di gioia: | diman tristezza e noia | recheran l’ore, ed al travaglio usato | ciascuno in suo pensier farà ritorno.”
La domenica fa schifo. Pensate a quelle sonnolente, soprattutto d’inverno, durante le quali i tuoi mille progetti vanno in fumo e tu non fai altro che passare dal letto al divano, dal divano al letto, senza combinare nulla. E magari guardi pure una serie brutta di Netflix e non fai altro che pensare a quanto farà schifo il giorno dopo e a quante cose hai da fare e a quante non risolverai mai… be’, la sensazione è chiara a tutti, no?
Il primo a raccontare questo strazio è stato proprio Giacomino, anche se lui non aveva Netflix.
Agosto è la più lunga domenica dell’anno scolastico. Il grande addio alle vacanze estive che inizia proprio al loro principio. Quando le vacanze cominciano è già disperazione, un dolorino che si fa più distinto a mano a mano che settembre si avvicina. Perché, già lo sai, il primo giorno di scuola è il lunedì più lunedì di tutti.
E domani, il primo settembre, è proprio quel lunedì, che mi coglie, quest’anno, triste e sfigata.
Se è vero, però, che attendere le cose è meglio di viverle, è vero anche il contrario.
Pensare a una cosa brutta non è decisamente peggio che farla?

Forse Leopardi, oltre a essere pessimista, come sempre, ci invita al coraggio.
Soprattutto per chi ha una mente immaginifica che, come quella del poeta, tende all’infinito, sarà chiaro che a volte i pensieri intrusivi ci possono portare in luoghi oscuri e poco abitati.
Ma se la felicità è breve e dura il tempo dell’attesa, questo è vero anche per l’infelicità che potrebbe essere relegata al momento in cui si presenta e siamo costretti ad accettarla, non prima.
È sempre solo un momento, poi passa, come il sabato, la domenica e, immaginate un po’, anche il lunedì, perfino il primo settembre passa.
L’infelicità ci fa molta paura e per questo ne siamo infettati, macchia il prima e il dopo dell’evento nefasto, tanto che spesso il durante non lo contiamo neanche più.
Non ho la soluzione, eh, altrimenti sarei serena pure io, ma penso che – e lo dico anche a me stessa –, se invece di patire la domenica, ci concentrassimo ad affrontare i lunedì, la nostra vita sarebbe molto più felice.
“Godi, fanciullo mio; stato soave, | stagion lieta è cotesta. | altro dirti non vo’; ma la tua festa | ch’anco tardi a venir non ti sia grave”.

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