Talvolta i particolari sono trascurabili: un bel ragazzo con un naso sproporzionato, per esempio, può essere comunque sexy.
In altri casi invece sono fondamentali: provate a mettere in una pietanza un cucchiaino di zucchero, anziché uno di sale, e poi ditemi cosa ne pensate.
Non sono qui però per parlare né di cucina, né di Tinder, piuttosto di come talvolta una scrittura curata può cambiare le prospettive.
Mi riferisco alla lettera “D”, ma non una “D” a caso, qui si tratta della speciale – e super pop – “D eufonica”.
“Eufonia” significa “bel suono”: tutto qui, è la sola funzione di questa consonante che compare sulla scena, soprattutto davanti alla congiunzione “e” o alla preposizione “a”, per dare vita a un suono armonioso ed evitare la cacofonia (che non ve la spiego neanche, perché il suo nome rende bene l’idea).
Il problema di questa “D” particolare è che viene utilizzata impropriamente, per darsi un tono forse, chi lo sa. Suona preziosa perché è un residuo dell’ “ET” latino e quindi a usarlo ci sentiamo tutti un po’ più antichi, un po’ più colti.
“Vengono anche Chiara ed Andrea”, “Voglio dare un bacio ad Erica” o, peggio del peggio, “Amo od odio?”
Per piacere, non facciamo cacofonie.
Innanzitutto dimentichiamo “od” perché è desueto, il che significa che non lo userebbe neanche mio nonno. Ma soprattutto la regola del bel suono dice che la “D” va aggiunta solo se ci imbattiamo in una vocale successiva identica alla prima.
“Ho spacciato eroina ad Albenga”, “L’associazione a delinquere è composta da me, Genoveffa ed Eugenio”: utili in caso di confessione in centrale di polizia. Che poi, come ho detto prima, i particolari posso essere anche trascurabili, ma non di fronte alle forze dell’ordine.

Scherzi a parte, ovviamente anche questa norma ha delle eccezioni, ma per non fare confusione citiamo solo le più note: “Tu ed io, tre metri sopra al cielo” che non vuole essere per forza un tributo a Moccia, ma al massimo un eventuale spunto di lettera d’amore per adolescenti.
Attenzione però alla spaziatura. Se per caso dimenticate di pigiare il tasto giusto, diventa subito delirio religioso: “Tu e dio, tre metri sopra al cielo.” Che, per altro è un errore che il correttore ortografico non riconosce.
Ci sono altri casi, poi, in cui, pur seguendo la regola, il suono risulta sgradevole lo stesso: davanti alla “h” aspirata che, in alcune occasioni, è meno muta e mafiosa di quanto pensiamo, quindi è meglio optare per la forma liscia, senza “D”. “La griglia è pronta. Come siamo messi a hamburger?” Così come davanti a parole che, dopo la vocale, hanno già una “D” o una “T” che fanno parte della stessa famiglia: “Narcisisti e edonisti” (e non “narcisisti ed edonisti”).
Quindi come fare, in sintesi?
Come consiglio sempre in classe: rileggete ad alta voce (o a mezza voce, se state componendo un tema in presenza di altre venticinque persone).
La lettura reiterata non serve solo a evitare gli errori di ortografia, ma a sentire se il nostro testo suona bene. Un suono armonioso rende sempre il lettore ben predisposto nei nostri confronti ed è ciò a cui tutti noi aspiriamo, alla fine.

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